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Palazzo Vecchio

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Palazzo Vecchio si affaccia sulla più bella piazza della città, Piazza della Signoria, ed è, insieme alla Cupola del Brunelleschi, l’emblema di Firenze. Eretto sulle rovine di due precedenti palazzi, venne costruito a partire dal 1299, quasi certamente su progetto di Arnolfo di Cambio (lo stesso del Duomo e di Santa Croce), per dare onorevole e più sicura dimora ai magistrati della città, i Priori Maggiori, eletti tra i membri delle ventuno Corporazioni di Arti e Mestieri, che all’epoca governavano Firenze. Inizialmente era di proprietà degli Uberti, famiglia ghibellina, esiliata da Firenze nel 1266 (tra cui il famoso Farinata degli Uberti di dantesca memoria) quando la parte guelfa riconquistò il dominio della città. Il nuovo palazzo, detto Palazzo dei Priori, incorporò la vecchia Torre della Vacca che diventò la base dell’attuale torre di 94 metri, che per questo rimase decentrata rispetto all’edificio sottostante. L’edificio fu completato nel 1322, anno in cui venne sistemata la grande campana sulla torre. Questa suonava per chiamare a raccolta i cittadini o per avvisarli di un pericolo. Nel XV secolo divenne sede della Signoria, da cui il nome di Palazzo della Signoria e dell’omonima Piazza. Dal 1540, con il Duca Cosimo I de’ Medici venne allargato e abbellito da Giorgio Vasari per renderlo degno di una corte ducale. Quando poi nel 1565 lo stesso Cosimo si trasferì al “nuovo” Palazzo Pitti, il suo nome, per distinguerlo da quest’ultimo, divenne Palazzo Vecchio. In tempi più recenti Palazzo Vecchio è stata anche la sede del Parlamento italiano all’epoca in cui Firenze era capitale d’Italia, tra il 1865 e il 1871.

La facciata di Palazzo Vecchio è stato costruita con bugnato rustico in pietra forte, similmente a molti altri palazzi fiorentini di epoca rinascimentale e anche ottocentesca. Vi era una cava di pietra forte proprio dove ora sorge l’anfiteatro del Giardino di Boboli (Palazzo Pitti). Da notare che l’edificio ha due tipi di merlatura, rettangolare nella parte bassa e a coda di rondine nella torre. La prima era la tipica merlatura dei Guelfi e la seconda dei Ghibellini. Rimane un mistero il perché dell’uso di entrambi gli stili. Probabilmente si tratta di un tentativo da parte ghibellina di mettere in evidenza la loro superiorità rispetto alla parte guelfa, ma è solo un’ipotesi. Nella parte sopraelevata e antistante il palazzo, detto arengario perché un tempo vi era una ringhiera che la delimitava, è collocata una copia del David di Michelangelo (fino al 1873 vi era l’originale) insieme all’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, scultore all’epoca molto criticato per aver avuto la presunzione di accostare la sua opera al capolavoro di Michelangelo. Verso sinistra troviamo anche Giuditta e Oloferne e il Marzocco (il leone con lo stemma di Firenze sotto la zampa destra, simbolo della città), entrambi di Donatello (si tratta di copie in quanto gli originali sono conservati il primo dentro Palazzo Vecchio e il secondo nel Museo del Bargello). Qui si trova anche il portone principale, al di sopra del quale una lapide ci indica che Gesù Cristo (l’acronimo sopra la scritta) è eletto Re dei Fiorentini. L’iscrizione fu probabilmente posta da Cosimo I, sperando che in questo modo nessuno osasse più spodestare il governo di Firenze.

Sotto gli archi della facciata si vedono alcuni stemmi, simboleggianti ciascuno un particolare momento storico e politico della città. Tra i più interessanti, il secondo da sinistra (giglio rosso in campo bianco) è l’attuale simbolo cittadino, ripreso dall’antico giglio di parte guelfa. Al contrario, per distinguersi, i ghibellini assunsero come loro simbolo il giglio bianco in campo rosso, che si vede in uno degli stemmi più avanti. Le chiavi d’oro in campo rosso rappresentano invece la fedeltà al Papato, mentre i gigli dorati in campo azzurro è lo stemma del Re di Francia, in riferimento ai primi podestà stranieri, Carlo e Roberto d’Angiò.

Entrando dal portale principale ci si trova nel cortile progettato da Michelozzo e successivamente modificato in stile manierista da Giorgio Vasari in occasione delle nozze di Francesco de’Medici con Giovanna d’Austria (in suo onore le città tedesche dipinte sulle pareti del cortile), con al centro la fontana sormontata dalla copia del Putto con Delfino in bronzo di Andrea del Verrocchio (l’originale è esposto all’interno). Da qui si accede al secondo cortile, detto della Dogana, perché qui un tempo passavano tutte le merci in arrivo a Firenze e qui vi rimanevano in attesa che i loro destinatari pagassero la rispettiva tassa. Il terzo cortile, detto cortile nuovo, venne realizzato dall’Ammannati e dal Buontalenti, è aperto e vi si affacciano gli attuali uffici comunali.

Tra il primo e il secondo cortile si trovano 2 scalinate, una conduce al Salone dei Duecento (o Dugento), dove si riunisce il Consiglio comunale e quindi, molto spesso non visitabile. Dall’altra scala parte invece il vero e proprio percorso museale con visita ai cosiddetti Quartieri Monumentali. Al primo piano troviamo subito il magnifico Salone dei Cinquecento. Commissionato da Savonarola a Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, per ospitare i rappresentanti del popolo al tempo della Repubblica fiorentina, diventò in seguito la Sala delle Udienze dei Medici. A tale scopo venne ridecorato dal Vasari con affreschi alle pareti raffiguranti storie della città e in alto, con un medaglione centrale, in cui Cosimo I è rappresentato come un imperatore romano. Si suppone che gli affreschi del Vasari abbiano coperto il famoso affresco della Battaglia di Anghiari del grande Leonardo da Vinci. Sembra infatti che nel 1503, nel periodo della Repubblica fiorentina, il gonfaloniere Pier Sederini, approfittando del fatto che erano presenti in città sia Leonardo che Michelangelo, chiamò entrambi chiedendo loro di decorare le pareti del Salone con battaglie vinte dagli eserciti fiorentini. Michelangelo si dedicò alla realizzazione di un cartone, ormai perduto, sulla Battaglia di Cascina (vittoria sui Pisani), mentre Leonardo si impegnò in un affresco sulla Battaglia di Anghiari (vittoria sui milanesi). Purtroppo, la particolare tecnica utilizzata da Leonardo (dell’encausto), che aveva bisogno di alte temperature (il maestro portò addirittura davanti alla parete dipinta enormi bracieri per poterle raggiungere) risultò fallimentare. Il colore iniziò subito a colare. Leonardo abbandonò l’opera per non più riprenderla. E’ possibile quindi che il Vasari abbia affrescato direttamente sull’opera di Leonardo o su un nuovo muro realizzato forse appositamente per conservarla anche solo parzialmente. La storia di un dipinto nascosto di Leonardo affascina tuttora gli studiosi di ogni nazionalità. Il mistero aumenta sapendo che una delle bandiere raffigurate nell’affresco del Vasari ( la Vittoria di Cosimo I a Marciano in val di Chiana) reca l’enigmatica scritta bianca in campo verde “CERCA TROVA” (purtroppo troppo in alto per poterla vedere ad occhio nudo).  All’ingresso del salone trovate la scultura in marmo de Il Genio della Vittoria di Michelangelo, in cui il Genio, bello e perfettamente levigato, sovrasta con facilità la Forza Bruta, rappresentata (grazie alla tecnica del non-finito, utilizzata da Michelangelo anche per i Prigioni) come un vecchio piegato e grinzoso. Vi consigliamo di alzare gli occhi e ammirare lo splendido soffitto a cassettoni decorato con 39 pannelli, sempre dipinti dal Vasari. Alla fine della sala una porta conduce allo Studiolo o Studio di Francesco I de’ Medici (sempre realizzato in stile manieristico dal Vasari) che ospita i ritratti di Cosimo I e della moglie Eleonora da Toledo, opere del Bronzino, e alcune statue in bronzo del Giambologna e dell’Ammannati. Dallo Studiolo, due scalette portano al famoso Studiolo di Cosimo I o Tesoretto. Questo era un luogo segreto (non era ammessa la servitù) dove Cosimo I  deve aver raccolto oggetti preziosi, rarità e piante medicinali di cui si dilettava. Se n’erano perse le tracce, finché, nel 1908, durante alcuni lavori di restauro, venne riscoperto. Entrambi gli Studioli sono visitabili solo su prenotazione.

La visita prosegue ai Quartieri Monumentali dove si susseguono una serie si splendide sale, tra cui quelle dedicate ai due Papi della dinastia Medici ovvero la Sala di Leone X (il figlio di Lorenzo il Magnifico) e la Sala Clemente VII (che ospita la famosa raffigurazione dell’Assedio di Firenze).
Al secondo piano si trovano i Quartieri di Cosimo I (5 sale e 2 terrazze) e quelli di Eleonora di Toledo. In particolare vi segnaliamo il bel panorama che si gode dal Terrazzo di Saturno, la Cappella di Eleonora con gli affreschi di Agnolo Bronzino e la Sala di Ercole dove è conservata una Madonna col Bambino e San Giovannino (di incerta attribuzione), celebre tra gli ufologi per la presenza sul lato destro del cielo di un oggetto non identificato simile nella forma agli attuali velivoli generalmente avvistati. Inoltre, sempre al secondo piano è possibile visitare la Cappella dei Priori, dove Savonarola trascorse la sua ultima notte prima di essere bruciato sul rogo nella sottostante Piazza della Signoria il 23 maggio 1498; l’entusiasmante Sala dei Gigli (il giglio è quello francese e non fiorentino, in onore degli Angiò) con soffitto a cassettoni e affreschi del Ghirlandaio e la magnifica statua bronzea Giuditta e Oloferne di Donatello. Più avanti si trova l’interessante Stanza delle Mappe geografiche o del Guardaroba dove si può ammirare un mappamondo (purtroppo rovinato da successivi restauri) che all’epoca in cui fu realizzato (1581) era il più grande del mondo. Infine si passa in alcune sale dove visse Maria Salviati, la madre di Cosimo I, e che adesso ospitano la collezione donata dal critico d’arte Charles Loeser. In particolare vi consigliamo di soffermarvi sull’Angelo orante di Tino di Camaino, il Ritratto di Laura Battiferri (moglie dell’Ammannati) del Bronzino e la Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti.
Vi ricordiamo che lo Studiolo di Francesco I, il Tesoretto di Cosimo, il Camerino della Duchessa, le Capriate del Salone dei Cinquecento e la Scala del Duca d'Atene si possono visitare su prenotazione grazie ai percorsi guidati del Museo dei Ragazzi. La Sala d’Arme, al piano terra (con entrata dal lato sinistro del Palazzo), si può visitare solo in occasione delle mostre temporanee ospitate al suo interno.

Piazza della Signoria, Firenze


Palazzo Vecchio


Aprile – Settembre
Orario di apertura
: tutti i giorni escluso il giovedì: 9.00-23.00; giovedì: 9.00-14.00

Ottobre – Marzo
Orario di apertura
: tutti i giorni escluso il giovedì: 9.00-19.00; giovedì: 9.00-14.00
Chiusura: Natale


Mezzanino-Donazione Loeser
Orario di apertura: tutti i giorni escluso il giovedì: 9.00-19.00; giovedì: 9.00-14.00


Torre di Arnolfo

Aprile – Settembre
Orario di apertura
: tutti i giorni escluso il giovedì: 9.00-21.00; giovedì: 9.00-14.00

Ottobre – Marzo
Orario di apertura
: tutti i giorni escluso il giovedì: 10.00-17.00; giovedì: 9.00-14.00

L’accesso alla Torre di Arnolfo è sospeso in caso di pioggia e non è consentito ai minori di 6 anni.

Per i biglietti visitare il sito ufficiale dei Musei Civici Fiorentini



 
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